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plegaria para los que estén a punto de ser devorados ༒︎ Sara Martínez




Si el cuerpo es territorio, ¿cuánto es mío y cuánto de mis padres y de mis ancestros? Si parte de éste ha sido determinado por mi genética y por mi crianza, ¿cuánto de ello está ocupado, cedido, entregado, o en disputa?

Esta pieza es un intento de conectar con una parte de este territorio que está en disputa, en donde la lógica impuesta es la de devorar o permitir ser devorada, tal como la relación entre Cronos y sus hijos, un vínculo formado a través del miedo del padre a perder el poder.

Cronos devora a sus hijos porque teme ser desplazado por ellos. En las pinturas de Rubens y Goya, observamos el contraste entre los dos cuerpos, y la aparente imposibilidad de los hijos de no tomar, eventualmente, la posición del devorado.

Sin embargo, existe la posibilidad de engañar al padre para salvarse a uno mismo. Rea, la madre de Zeus, encuentra una manera de engañar a Cronos: envuelve con un pañal una piedra para que el padre la confunda con el cuerpo de su hijo. Zeus después obliga a Cronos a regurgitar a los hijos a los que se había tragado, empezando con la piedra.

En la pantalla que uso para la pieza, escribo mi propia plegaria que elijo también tomar como promesa: que nunca más sea tu hambre la que me quite el aliento.




Preghiera per coloro che stanno per essere divorati 


Se il corpo è territorio, quanto è mio e quanto dei miei genitori e dei miei antenati? Se parte di esso è stata determinata dalla mia genetica e dalla mia educazione, quanto di questo è occupato, ceduto, consegnato o in disputa?

Questo pezzo è un tentativo di connettersi con una parte di questo territorio in disputa, dove la logica imposta è quella di divorare o permettere di essere divorati, proprio come la relazione tra Crono e i suoi figli, un legame formato attraverso la paura del padre di perdere il potere.

Crono divora i suoi figli perché teme di essere spodestato da loro. Nelle pitture di Rubens e Goya, osserviamo il contrasto tra i due corpi e l'apparente impossibilità dei figli di non assumere, alla fine, la posizione del divorato.

Tuttavia, esiste la possibilità di ingannare il padre per salvare se stessi. Rea, la madre di Zeus, trova un modo per ingannare Crono: avvolge un sasso in un panno in modo che il padre lo confonda con il corpo del suo figlio. Zeus poi costringe Crono a rigettare i figli che aveva inghiottito, iniziando con il sasso.

Sullo schermo che uso per il pezzo, scrivo la mia stessa preghiera che scelgo anche di considerare come promessa: che mai più sia la tua fame a togliermi il respiro.




prayer for those about to be devoured 


If the body is territory, how much of it is mine and how much belongs to my parents and ancestors? If part of it has been determined by my genetics and upbringing, how much of it is occupied, surrendered, given away, or in dispute?

This piece is an attempt to connect with a part of this territory that is in dispute, where the imposed logic is that of devouring or allowing oneself to be devoured, much like the relationship between Cronus and his children, a bond formed through the father's fear of losing power.

Cronus devours his children because he fears his own displacement. In the paintings of Rubens and Goya, we observe the contrast between the two bodies, and the apparent impossibility for the children not to eventually assume the position of the devoured.

However, there is the possibility of deceiving the father to save oneself. Rhea, the mother of Zeus, finds a way to deceive Cronus: she wraps a stone in swaddling clothes so that the father mistakes it for the body of his child. Zeus later compels Cronus to regurgitate the children he had swallowed, starting with the stone.

On the screen that I use for the piece, I write my own prayer that I also choose to take as a vow: May your hunger never again be what takes my breath away. 




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